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Il termine influencer è usato nell'ambito del marketing "per indicare quelle persone che, essendo determinanti nell’influenza dell’opinione pubblica, costituiscono un target importante cui indirizzare messaggi pubblicitari, al fine di accelerarne l’accettazione presso un pubblico più vasto" (Glossario Marketing). Il loro compito è chiaro, ed è economico, muovere denaro. Più persone e più attenzione mediatica spostano su di sé, maggiore è il loro potere di influenzare il mercato. Ma se il loro essere "target" sconfinasse l'ambito del marketing e si ponessero quali "target" di un tema politico, morale, antropologico, filosofico, bioetico, ecc...? Con quali competenze un influencer potrebbe parlare di ciò, se non con la rispettabilissima ma pur sempre relativa opinione personale? Per non dire che potrebbe diventare strumento consapevole o inconsapevole in mano a lobby di potere che sfruttano il suo potere per affermare i propri interessi occulti. Mi chiedo, ma noi, i nostri giovani, abbiamo bisogno di qualcuno che influenzi la nostra coscienza? di un guru di turno che elevi la propria opinione a verità?

E' il numero di follower ad elevare un'opinione a verità?

Credo di no, credo che i nostri giovani e noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a formare la nostra coscienza, a farlo in modo critico, ad andare alla radice delle questioni e ad avere noi gli strumenti per giudicare. Il potere più grande che abbiamo è la nostra libertà di pensare, discernere e decidere, è la nostra unicità, non lasciamocela rubare.


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Volta le spalle alla morte. Il Signore è Risorto per te!

La Pasqua ci insegna a trasformare in una virgola, tutti quei luoghi in cui gli altri o noi abbiamo messo un punto.



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..potrà mai strapparci dalla mano del Padre!! (Gv 10)




Due sentimenti..e due modi di stare davanti a Gesù:

Da un lato l’incertezza dei giudei che non sanno, non come chi non ha una sapienza ma solo un deficit di conoscenza che Gesù deve colmare. Gesù è colui che “deve dirci”, “deve riempire” lo spazio vuoto delle nostre domande senza risposta.



E’ una relazione in cui Gesù è accerchiato dalla non-fede di chi è fuori da una relazione profonda di appartenenza, condizione necessaria per ascoltare e discernere il cuore di Dio a partire dalla sua Parola e dalle sue opere, parola fatta carne.

Dall’altra parte, dalle pecore, impariamo un’altro sentimento e un altro modo di stare davanti a Gesù: la certezza.

La certezza di chi sa che del pastore ci si può fidare... La certezza di chi sa che dal pastore non si SA qualcosa in più ma si IMPARA seguendolo e non incalzandolo...

La certezza che il pastore, Gesù, non chiede se non per prendere da noi la misura piccola della nostra vita e darci la vita eterna.


Certezza che per quanto i nostri cammini potranno essere tortuosi, per quanto ci potremo perdere o fuggire, Dio si inventerà sempre per noi un cammino di ritorno.

Infine, in una parola, la certezza di essere nelle mani del Padre e che niente e nessuno potrà mai strapparci dalla mano forte di Dio.



Oggi possiamo vivere sicuri di quella sicurezza figlia della certezza di s.Paolo che né tribolazione, né angoscia, né persecuzione, né fame, né nudità, né pericolo, né spada del tempo presente e niente di quello che potremo vivere nel tempo futuro; né altezza né profondità, né alcun’altra creatura alcuna potrà mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù.

Ancora oggi, Gesù, pastore buono dà la sua vita per noi, perchè la nostra povera vita sia riempita di desideri di eternità



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